Inside Out: un finale alternativo con un po’ di PNL

Premessa: puoi leggere l’articolo anche se non hai visto il film, non farò uno spoiler 🙂

Hai mai avuto voglia di scrivere all’autore di un libro o al regista di un film e chiedergli di cambiare il finale? Tipo la pazza psicotica di Misery non deve morire? (pensa che devo ancora digerire la botta che ho preso alla fine della trilogia di Divergent, ma questa è un’altra storia).

Si è conclusa da poche ore la notte degli Oscar. È già da un po’ di tempo che volevo scrivere questo articolo, ma non volevo influenzare la giuria degli Academy Award (…). Quindi, ora che Inside Out ha ufficialmente vinto il miglior film d’animazione, ti svelo come avrei cambiato il finale di questo capolavoro Disney Pixar usando un po’ di PNL.
Magari penserai che sia un po’ presuntuoso da parte mia visto che di cinematografia ne capisco come il due di picche quando briscola è bastoni, ma vorrei rivederlo con te in chiave di crescita personale e comunicazione… e proprio da questo punto di vista il finale mi ha lasciato un po’ perplesso.
Mi spiego meglio.

Come avrei cambiato il finale di Inside Out per dare un messaggio reale e più utile

 

Inside Out è una meravigliosa metafora e trasposizione cinematografica di come funzionano le emozioni. Tra i consulenti alla creazione c’è perfino stato Paul Ekman, uno dei punti di riferimento mondiali del linguaggio non verbale, delle micro-espressioni e di come le emozioni influenzano il nostro corpo (per intenderci è colui che ha ispirato il protagonista della serie Lie to Me). Quindi super premesse per un successo assicurato.
E devo dire che in effetti mi è piaciuto tantissimo… a parte il finale.

Se hai visto il film ricorderai che durante tutto il racconto i 5 simpatici personaggi che abitano il cervello di Riley (Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura, Disgusto) si mettono a turno al pannello di controllo e determinano il comportamento della bambina.
E fin qui benissimo: i nostri stati d’animo influenzano i nostri comportamenti, decisamente d’accordo!

E me ne sarei anche stato, se non fosse che il bimbo di 10 anni che era accanto a me ha commentato alla fine del film: “mamma, ho capito perché sono sempre triste… la mia Gioia si è persa… speriamo che ritrovi anche lei la strada” (facendo riferimento a un passaggio del film in cui il simpatico personaggio di Gioia viene scaraventato fuori dalla stanza dei comandi e, mentre viaggia per ritrovare la strada verso il quartier generale, la bimba non riesce più a essere felice).

Mumble mumble mumble
Al di là dell’aspetto cinematografico, il messaggio “sotto traccia” che può passare è forte: “speriamo che qualcosa che non è sotto il mio controllo faccia il proprio dovere (ritrovare la strada) affinché io possa essere di nuovo felice”.
Be’ vista così credo che de-responsabilizzi troppo le persone.

Migliorare il proprio stato d’animo. Parte da noi.

Il nostro stato d’animo dipende da noi. Quella biochimica (alla fine di questo si tratta quando parliamo di emozioni) la produciamo noi.

Non dipende da ciò che accade e non abbiamo bisogno di pillole o altre sostanze per cambiarlo se non ci piace (alcune patologie escluse… ma forse…).

Viviamo nella società della “prendilapillolamiracolosacherisolvetutto“, i media ci bombardano con messaggi che tentano di convincerci che abbiamo bisogno di x per sentirci y: questo modo di pensare ci fa male! Perché ci toglie l’abilità di poter fare qualcosa per cambiare ciò che non ci piace.
Richard Bandler (il co-creatore della PNL) ripete sempre “quando cambi come pensi, cambia come ti senti… e di conseguenza cambia ciò che puoi fare“. Ed è esattamente quello che insegniamo ai nostri corsi: hai già tutte le risorse per cambiare il tuo stato e generare quello che vuoi, ti serve solo sapere in che modo avere accesso a queste risorse.

Ecco perché avrei cambiato quel finale: avrei infatti aggiunto una scena in cui, a un certo punto, Riley si ferma e si rende conto che può scegliere lei stessa chi mettere al pannello di controllo: si rende conto che può comunicare con la stanza dei bottoni e può dire “ehi rabbia, via da lì! Gioia, torna tu al controllo” (magari con un occhiolino di intesa tra le due).
Perché le emozioni sono nostre risorse e nostre alleate. E più ti alleni a provarle, più sarà facile viverle quando ti servono mettendole ai comandi.

Che ne dici? Lo proponiamo alla Disney Pixar? 😉
Secondo me QUESTO sarebbe stato un finale da Oscar!

Inside Out: un finale alternativo con un po’ di PNL

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